Dermatite nodulare, la denuncia del Centro Studi Agricoli e le testimonianze dirette degli allevatori disperati

Il virus della dermatite nodulare bovina sta diventando la miccia di una crisi più ampia e profonda: quella di un intero comparto zootecnico che oggi si scopre abbandonato, tra mandrie da sopprimere, foraggi invenduti e giovani pronti a lasciare la campagna. A denunciarlo è il Centro Studi Agricoli, da settimane in prima linea sul tema, primi a segnalare la comparsa dei focolai in Sardegna.

“Apprendiamo con grande preoccupazione – afferma il presidente Tore Piana – che la linea operativa sembra essere quella di abbattere intere mandrie anche in assenza di capi infetti, qualora risultino sede di un focolaio. Una decisione che, in Sardegna, riteniamo non solo poco applicabile, ma del tutto inaccettabile”.

Secondo il Centro Studi Agricoli, è necessario applicare le deroghe previste a livello comunitario, tenendo conto della specificità territoriale e gestionale dell’allevamento sardo. “Molti capi si trovano allo stato brado, in zone impervie – si legge nella nota –. Imporre vaccinazioni obbligatorie senza tenere conto delle condizioni reali significa adottare misure scollegate dalla realtà”.

Anche la questione degli indennizzi preoccupa: “Chiediamo che sia chiaro fin da subito l’ammontare degli indennizzi, che vengano riconosciuti gli eventuali effetti collaterali dei vaccini, e che si proceda con pagamenti rapidi: almeno il 50% deve essere liquidato entro dieci giorni dalla domanda”.

Per questo, il Centro Studi Agricoli ha invitato formalmente la Presidente della Regione a un incontro pubblico a Ozieri, chiedendo l’apertura di un tavolo che coinvolga direttamente gli allevatori, non solo le sigle associative.

Nel frattempo, le testimonianze dal territorio raccontano una crisi sociale prima ancora che sanitaria. “Non vendiamo più il foraggio – racconta Alessandro Murru, agricoltore e allevatore del Sud Sardegna –. I prezzi crollano, e non riusciamo più a pagare né le rate né i contributi. Il virus non colpisce solo chi ha le vacche: sta travolgendo anche noi”.

Dalla Gallura arriva l’amarezza di Sabrina Pinna e del figlio Fabio Pes, giovane pastore: “Noi a costo di denunce non vaccineremo. I nostri animali sono sanissimi. I soldi non arrivano, e quando arrivano sono bonifici incomprensibili che servono solo a coprire debiti pregressi. Laore ci ha bocciato un pagamento per 800 euro di INPS non pagata, e nessuno capisce come gestire queste situazioni. Si vive nella paura”.

È una Sardegna che si sente sola e minacciata, quella che emerge dal racconto degli agricoltori e allevatori. E a oggi, tra decreti e comunicazioni dall’alto, il virus più temuto non sembra essere la dermatite, ma l’indifferenza.

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